Dott. Cattoi, lo scorso anno Lei era nella delegazione che ha partecipato alla prima edizione del programma Silicon Valley – Trentino. Quali sono, a Suo avviso, gli aspetti più significativi di tale esperienza?
Essere a contatto con una realtà ed ecosistema molto diverso dal nostro, sicuramente non replicabile in nessun altra parte nel mondo, ma ricco di elementi da fare nostri e da reinventare per il nostro territorio. Alcuni elementi tecnici sono già stati assimilati e capiti dal nostro governo locale e si sono tramutati in ottime iniziative che mi rendono ancora più orgoglioso del nostro Trentino.
Altri elementi di carattere più sociologico e culturale sono più difficili da assimilare in poco tempo: mi riferisco al generale clima che avvolge la Bay Area. Un clima positivo che in ogni luogo in qualsiasi situazione ti spinge a pensare in grande, ti contamina velocemente a sognare, ed andare oltre. L’asticella in quei luoghi è veramente molto alta, ma a nessuno fa paura: il fallimento fa parte del gioco anche perchè non si viene visto come fallimento ma come IN-SUCCESSO; spesso le sfide sono veramente ardue e non è possibile pensare di farcela al primo tentativo.. In quel tipo di sistema non importa se cadi, l’importante è rialzarsi in fretta per non perdere il treno del progresso. Spero che presto un clima del genere possa attecchire e crescere anche in Trentino, vedo molte iniziative che portano giovani da tutto il mondo in Trentino, e ritengo che la strada della contaminazione culturale sia quella giusta: speriamo di vederne presto i risultati.
Per quale motivo, un imprenditore italiano e trentino dovrebbe aderire a tale iniziativa?
Beh, oggi la sfida per un imprenditore è l’internazionalizzazione, il mercato europeo può considerarsi il mercato domestico, per un’impresa italiana dei nostri tempi quindi, un’iniziativa che vada oltre le frontiere europee non può che essere presa al volo e vissuta. Anche solo per capire cosa c’è fuori, per vedere il mondo e l’Italia da un altro punto di vista e per tornare con un bagaglio di spunti da sperimentare in azienda.
Meeting di questo tipo significano anche confronto tra modi di pensare e costruire impresa, un accostamento tra ecosistemi diversi: quali similitudini e quali differenze ha potuto percepireInoltre, durante la settimana trascorsa in California, alle Startup è stata riservata un’attenzione particolare: può dirci cosa significa fare Startup negli Stati Uniti?
Credo che nella Bay Area oggi prima di tutto si creino novelli alchimisti, che chiamo simpaticamente “startappari”, i quali hanno il compito di unire elementi diversi quali persone, tecnologie, idee e provano a mescolarle insieme, spingendosi oltre ogni limite per ottenere la formula magica in grado di cambiare il mondo. In moltissimi non ci riescono , ma qualcuno il mondo lo sta cambiando e lo cambierà veramente. Un vero gioco d’azzardo che credo non sia nelle corde del Trentino. Detto questo , il Trentino deve innovare e innovarsi e io, annoverandomi trai trentini credo che nel nostro territorio possiamo fare innovazione in modo più da “buon padre di famiglia” con i piedi ben piantati per terra e facendo crescere solo il meglio. L’importante è che a giudicare cosa sia il meglio siano giovani professionisti estremamente competenti, magari con un’esperienza importante all’estero.
Aver avuto la possibilità di dialogare con realtà imprenditoriali della California ha aperto reti professionali e gettato le basi per collaborazioni future?
Si, soprattutto nella Silicon Valley la rete personale che ti crei è una parte fondamentale del bagaglio dell’imprenditore. Le collaborazioni non sono future, sono già una realtà nel mio caso.
In seguito alla Sua esperienza, pensa che per un’ azienda trentina avere una filiale in Silicon Valley potrebbe rivelarsi strategico?
Una risposta difficile da dare in generale: ogni imprenditore deve vedere in quei luoghi le occasioni giuste per la propria azienda. Io le ho viste ed oggi sono presente in quel territorio con due realtà aziendali. La prima è la Graffiti 2000 inc. una filiale a tutti gli effetti della Graffiti 2000 italiana, con l’obiettivo di portare il Made in Italy anche nello sviluppo Interfacce utente, usabili, semplici ma con l’attenzione al dettaglio e al bello come solo gli italiani sanno fare. L’altra è una startup nata nel cuore della Standford University e dedicata al mondo del turismo on line.
Domanda secca: qual è la cosa più importante che, da imprenditore, ha portato a casa da questa esperienza?
La certezza che esiste un Futuro colorato, concreto ed in sintonia con i nostri obiettivi e valori. Basta solo dormire un po’ di meno e sognare un po’ di più.